Mi chiamo Annamaria. La mia vocazione è sempre stata quella di aiutare le persone più in difficoltà.
Dopo essere diventata operatrice socio-sanitaria e aver inizialmente prestato attività in ospedale, alcuni anni fa sono stata assunta in una RSA per l’assistenza sanitaria agli anziani allettati.
Operavo quotidianamente e per molte ore mobilizzando persone impossibilitate a deambulare autonomamente, senza che mi venissero forniti ausili solleva-pazienti e strumenti adeguati per effettuare in sicurezza tali operazioni.
Spinta dalla mia passione e generosità, ho lavorato senza conoscere i rischi a cui venivo coscientemente esposta dal datore di lavoro, fino a quando la mia schiena ha ceduto. Una grave serie di ernie al rachide lombare, conseguenti all’attività che prestavo in assenza delle necessarie tutele, mi ha reso impossibile continuare a svolgere la professione che mi ero scelta, costringendomi inoltre ad effettuare interventi chirurgici invasivi e ad assumere pesanti cure farmacologiche.
Oltre al dolore fisico, ciò che più mi lacerava psicologicamente era il non poter aiutare chi, fino al giorno prima, contava esclusivamente su di me.
Individuare i responsabili della mia malattia professionale, grazie al determinante intervento dei seri professionisti dell’Associazione La Giustizia degli Ultimi, mi ha permesso di essere risarcita dall’assicurazione della RSA e di restituire la dignità che il mio lavoro meritava.